Pensieri al Volo

Volontarius Onlus, Bolzano

Dalla piccola cerchia per cambiare il mondo

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Proponiamo un pensiero di Daniel Brusco, coordinatore dell’area volontariato per Volontarius, sul Servizio Volontario Europeo.

Il treno si ferma e si aprono le porte. Inizio la ricerca, individuo subito un paio di giovani (ormai ci ho fatto l’occhio), con zainone in spalla ed enorme trolley in mano. Uno di loro si guarda intorno un po’ spaesato, cercando evidentemente qualcuno che ancora non conosce. A quel punto mi avvicino, lo chiamo per nome, si gira e mi presento, dando un volto ed una voce a quella che fino a quel momento era solo una firma in calce alle e-mail “I’m Daniel, Volontarius association”.

Così è in genere il primo incontro con un volontario SVE che arriva a Bolzano. Segue l’accompagnamento in macchina fino all’appartamento che lo accoglierà per 6, 9 mesi o forse più. Si mangia qualcosa, si prende un caffè (per molti il primo caffè fatto con la moka), due chiacchiere in un mix di varie lingue fuse insieme sul viaggio, si presentano i volontari che già sono  a Bolzano da qualche mese, un paio di battute e poi ci si dà l’appuntamento per l’indomani. Cercando di essere il più accogliente possibile, perché questa, almeno per un po’ , è “casa tua”.

Ho conosciuto il Servizio Volontario Europeo a Roma, mentre lavoravo per la segreteria nazionale di una grossa ONG. Seguivo alcuni progetti sul consumo critico e gli stili di vita sostenibili ed alcuni volontari internazionali ci aiutavano nell’organizzazione delle attività. Per un anno ho anche condiviso l’alloggio che ci veniva messo a disposizione con alcuni di loro.  Mi sembrò particolarmente interessante il contesto non formale in cui si sviluppavano le loro competenze, “l’imparare facendo” che già avevo avuto modo di vedere messo alla prova in altri ambiti (scautismo in primis). Quando, arrivato in Volontarius, mi è stato chiesto di occuparmi di questo settore, un po’ di timore l’ho avuto. Da dove iniziare? Come selezionare i volontari? E la lingua? Il mio inglese non proprio “British” basterà?

Passo a passo, siamo riusciti a sviluppare questo settore, acquisendo sempre maggiori competenze, slegandoci dal coordinamento di altre associazioni, facendo esperienze difficili certamente, ma anche con molte soddisfazioni.

Mareike, Mariano, Thabisile, Natasha, Veysi, Ivan, Isabel, Giorgos, Marcelo, Belen, Stefanie, Christian, Salome, Nelson, Solenne. Germania, Spagna, Sudafrica, Turchia e Kurdistan, Francia, Grecia, Brasile, Georgia. Queste le persone ed i Paesi che sono stati o sono ancora, per un periodo, in Volontarius. Situazioni belle, difficili, piene di perplessità a volte, con grosse soddisfazioni spesso cercando, per quanto possibile da parte mia, di dare loro due cose: accoglienza e fiducia.

C’è chi ha scelto Volontarius con forti motivazioni e chi arriva a Bolzano senza sapere nemmeno dove sia, chi sceglie questa esperienza prima di decidere quale Università frequentare e chi, già laureato, vuole vivere un’esperienza formativa di lavoro; per alcuni è la prima esperienza fuori casa e di convivenza con altre persone, altri hanno già avuto esperienze simili e non è facile mettere insieme tutti, specialmente quando lo scarto d’età fra me (il coordinatore che a volte deve mettere paletti) e lui (il volontario che a volte è necessario riprendere) è minimo.

Eppure lo scopo finale di mettere insieme tante persone di diverse provenienze e vissuti è quello di creare non solo una maggiore consapevolezza europea ma anche una società più aperta al confronto e alle diversità, più rispettosa dei diversi stili di vita e delle diverse tradizioni, quello di fare, insomma, un passo in più verso un mondo più giusto e pacifico, quel mondo tanto enunciato nelle parole dai maggiori organismi nazionali ed internazionali  quanto negato nelle azioni delle stesse. Nel 1920, a prima guerra mondiale terminata da poco, un giovane svizzero di nome Pierre Ceresole organizzò un campo di ricostruzione al confine franco-tedesco, mettendo insieme volontari tedeschi, francesi ed inglesi. Popoli che fino a poco prima si erano combattuti cruentemente facevano qualcosa insieme, con l’idea che lavorando insieme per costruire qualcosa sia impossibile diventare nemici.

Lo scopo finale di mettere insieme tante persone di diverse provenienze e vissuti è quello di creare non solo una maggiore consapevolezza europea ma anche una società più aperta al confronto e alle diversità, più rispettosa dei diversi stili di vita e delle diverse tradizioni, quello di fare, insomma, un passo in più verso un mondo più giusto.

Io vedo questo come uno dei fini più alti di questo tipo di esperienze, obiettivo possibile provandoci (e crescendo) insieme e portando questo messaggio, anche se solo per alcuni mesi, nella nostra terra. Perché è partendo dalla propria piccola cerchia che si cambia il mondo.

ndr Al link maggiori informazioni sul Servizio Volontario Europeo.

Autore: Redazione

La Redazione del Gruppo Volontarius è raggiungibile all'indirizzo redazione@volontarius.it. Oltre agli articoli per Pensieri al Volo, pubblica il giornale trimestrale VolInforma, mantiene aggiornata la presenza sul sito web e sui social e porta avanti diversi progetti di sensibilizzazione, a partire da quelli scolastici.

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