Qualche tempo fa, durante la sua visita al Centro Profughi ex-Gorio, il Premio Nobel per la Pace Pérez Esquivel ci aveva ricordato che “il dolore di uno è il dolore di tutti”. Siamo ancora chiamati a riconfermare il nostro sentire attraverso scelte che si concretizzano in azioni.
Sabato 22 marzo 2014, un pullman è partito alla volta di Verona per accogliere un gruppo di persone che, dopo le sofferenze della guerra in Patria, dell’abbandono delle famiglie e delle case nei loro Paesi, la fuga attraverso il mare e l’approdo a Lampedusa, cercherà in Europa l’opportunità di una nuova vita.
In base ai piani governativi di ospitalità, queste 40 persone sono state accolte sul territorio provinciale. A Volontarius e River Equipe il compito di offrire loro il primo sorriso e quanto necessario per ritrovare un minimo di serenità presso il Centro Profughi ex-Gorio. Vengono dall’Eritrea; sono uomini, donne e bambini. Le loro condizioni di salute non sono ottimali, molti hanno manifestato il desiderio di continuare il loro viaggio per ricongiungersi con familiari in altri Paesi. A loro è stata destinata un’ala della struttura dove trascorreranno questo primo periodo a Bolzano.
Alla prima telefonata ai parenti, per comunicare di essere ancora vivi, erano talmente forti le espressioni di gioia degli uni e degli altri che anche i nostri operatori non hanno potuto non sentirsi partecipi di questo momento. I problemi da affrontare saranno tanti. Tutti gli organi competenti si sono attivati; Commissariato del Governo, Provincia, Comune, Protezione Civile, operatori e volontari dell’Associazione, ognuno per le sue competenze ma tutti per accogliere chi non ha più niente.
Siamo consapevoli, però, che l’accoglienza non può e non si deve limitare ad un temporaneo tetto, ad un pasto e a una telefonata. Ne sono testimoni coloro che, ormai da tempo, a Bolzano, sono ancora costretti alla strada. L’impegno di tutti deve essere rivolto a tutti. E’ sempre più necessario trovare modalità e risorse per ridare dignità ad ogni persona che resta indietro.
Alla prima telefonata ai parenti, per comunicare di essere ancora vivi, erano talmente forti le espressioni di gioia degli uni e degli altri che anche i nostri operatori non hanno potuto non sentirsi partecipi di questo momento.
La necessità immediata è stata il reperimento di vestiti soprattutto per donne e bambini di età prescolare; e magari qualche gioco per ridare loro un piccolo sorriso. Al nostro appello si è verificata una vera e propria mobilitazione; il materiale è arrivato al Centro nei più svariati modi e da tutta la provincia, dai centri maggiori ai paesi. Ancora una volta una larghissima fetta di popolazione ha dimostrato la grande sensibilità e generosità che da sempre la contraddistingue. Per contro, non sono mancate frange di protesta nei confronti del diritto degli uni a “salvare la vita” e degli altri di accogliere con dignità e rispetto chi è ultimo e solo. Non ci può essere una “difesa” di quanto è stato creato senza un’altrettanta forza aperta alla giustizia universale. Il confine esercitato dal “paraocchi” è sempre stato anticamera delle peggiori nefandezze, umane, politiche e sociali.
Non ci può essere una “difesa” di quanto è stato creato senza un’altrettanta forza aperta alla giustizia universale.