Per tutelare le persone e la società civile, le organizzazioni e le istituzioni politiche devono instaurare un dialogo costruttivo. Quante parole dobbiamo ancora dirci prima di trovarci tutti su una linea comune? Quanti confronti dobbiamo ancora avere per procedere verso una vera inclusione sociale che tuteli i diritti umani delle persone e protegga al contempo la comunità?
Come Associazione, il ruolo e la sfida che ci siamo da sempre prefigurati, è la ricerca di soluzioni in un’ottica progettuale, nel rispetto della legalità e confrontandoci in maniera più costruttiva possibile con la comunità, le istituzioni, i servizi del territorio e con tutti coloro che stanno venendo in soccorso alle persone in stato di bisogno. Il volontariato e l’associazionismo, infatti, arrivano sempre dove ci sono delle mancanze e questa è una verità che da troppo tempo viene sottovalutata.
Il volontariato e l’associazionismo arrivano sempre dove ci sono delle mancanze e questa è una verità che da troppo tempo viene sottovalutata.
La morte del piccolo tredicenne iracheno Adan e l’incertezza che è derivata dalla richiesta di accoglienza per la sua famiglia hanno scosso il nostro territorio a ogni livello. Allontanata e rifiutata però ogni possibile strumentalizzazione relativa alla morte del giovane, vogliamo cogliere l’occasione per rimettere al centro il tema dell’Accoglienza, perché questa storia ci riguarda dal momento in cui siamo parte di una comunità che sta facendo fatica ad accogliere, o che di fronte a persone bisognose è reticente ad approfondirne la comprensione reciproca e il reciproco cammino.
Per questo la comunità deve adesso cercare, unita, soluzioni puntuali e lungimiranti ai fenomeni che ormai da anni stiamo vivendo e che non devono essere affrontati in un’ottica di emergenza. Soprattutto, va evitata ogni semplificazione di pensiero a scapito dell’impegno di ogni singola persona che ogni giorno si confronta con un sistema estremamente complesso. Come Associazione chiediamo quindi di rilanciare il tema della consapevolezza che insieme si può costruire una cultura che prescinda dai vincoli giuridici e risponda all’uomo con l’umanità e con la solidarietà che una terra come la nostra può e deve garantire.
Per trovare queste soluzioni riteniamo fondamentale tuttavia la volontà di favorire un rinnovato dialogo tra gli interlocutori del territorio. Consapevolezza, solidarietà, umiltà e una buona dose di spirito critico e autocritico sono l’unica chiave possibile per affrontare questa impasse.
Chiediamo di rilanciare il tema della consapevolezza che insieme si può costruire una cultura che prescinda dai vincoli giuridici e risponda all’uomo con l’umanità e con la solidarietà che una terra come la nostra può e deve garantire.
Ben vengano gli interventi, le critiche, le prese di posizione, se nascono da persone che di base condividono i valori di solidarietà e consapevolezza. Perché se questa base non esiste, allora ad avere la meglio saranno polemiche, giudizi e un’eccessiva semplificazione della realtà, al posto del più sano e costruttivo confronto. Polemiche e giudizi che vanno, ironia della sorte – o incoraggiamento a cambiare – in direzione opposta al tema della “Comunità” al centro della Settimana dell’Accoglienza di quest’anno, che si sta svolgendo proprio in questi giorni.