Pensieri al Volo

Volontarius Onlus, Bolzano

Vivere

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Sabato 11 ottobre 2014 si è tenuta in piazza Municipio la raccolta di coperte organizzata dall’associazione Volontarius Onlus per sensibilizzare al tema delle vite di quelle persone che, costrette a passare la notte all’aperto, soprattutto d’inverno rischiano gravi problemi di salute a causa del freddo.

Tuttavia in piazza Municipio c’era qualcosa che andava oltre il bisogno concreto: un’atmosfera di calore e familiarità condivisa. E infatti la pioggia è bastatacoperte a rallentare l’arrivo di coperte, ma non questa atmosfera. Qualcuno ballava sotto al porticato, proprio di fronte all’ingresso del municipio, sulle note di qualcuno che ancora suonava e cantava; alcuni ragazzi si divertivano a spingere via l’acqua dal tetto dei gazebo; persone animate erano dappertutto, unite per proteggersi dalla pioggia.

È qualcosa di molto semplice, ma che in queste circostanze determina l’atmosfera di tutta una giornata: il sentirsi qui e ora, capacità che temo stiamo perdendo. Perché se conservassimo questa prospettiva in ogni momento della nostra giornata, ci renderemmo improvvisamente conto di quanto renda importante ogni istante della nostra esistenza, valorizzandolo per quello che è: pura e semplice esistenza. Come quando, soprattutto da bambini, ci si accorge improvvisamente di essere al mondo e in una situazione peraltro molto gradevole.

È qualcosa di molto semplice, ma che in queste circostanze determina l’atmosfera di tutta una giornata: il sentirsi qui e ora.

Chiamiamolo un lampo, un’epifania, un momento di gioia. Ma esiste; e noi siamo lì a gustarlo.

Si dice che ragionare superando il concetto di qui e ora sia una prerogativa specifica del linguaggio umano, che lo rende da questo punto di vista superiore alla maggior parte degli animali. Se questo modo di pensarci come “superiori” corrispondesse però, come nostro solito, a un limite legato al fatto di osservare la realtà sempre dal nostro punto di vista?

Quando ci succede di abbandonarci alla spontaneità del semplice vivere? Certamente quando beviamo troppo, ma anche – e soprattutto – quando stiamo insieme agli altri, sentendoci cioè accolti e amati e ricambiando di conseguenza.

Il nostro possedere obiettivi e l’importanza che attribuiamo al concetto stesso di proprietà su di essi, stanno alla base delle difficoltà che oggi riscontriamo a vivere il presente senza proiettarci per forza al futuro. E il valore e l’importanza che la società di oggi attribuisce al futuro ci fa capire come la direzione intrapresa sia ormai consolidata.

Ma è l’unica possibile?

Gli obiettivi sarebbe ignorante definirli come inutili o secondari, visto che stanno alla base del mantenimento e del progresso della comunità che insieme abbiamo deciso di costruire. Ma ancora più ignorante è l’atteggiamento di chi, inseguendo i propri obiettivi, scavalca gli altri, anche senza accorgersene. Così facendo si crea automaticamente un’atmosfera gravida di conflitti, paure, incertezze invisibili a noi come singoli ma palpabili nelle relazioni con gli altri, soprattutto quando a incontrarsi sono due culture diverse o due vicissitudini differenti (per esempio, restando in tema, quando un lavoratore stipendiato con famiglia incontra una persona che vive sola sulla strada).

Ignorante è l’atteggiamento di chi, inseguendo i propri obiettivi, scavalca gli altri, anche senza accorgersene.

Non è per forza necessario cambiare questo sistema del quale facciamo parte ormai da secoli. È necessario e obbligatorio però esserne consapevoli e quindi cercare di migliorarlo migliorando il nostro modo di essere cittadini. Quindi, perché siamo al mondo? Per coronarci di obiettivi da raggiungere? O per vivere i nostri percorsi attraverso gli incontri che gli obiettivi ci prefiggono? Viviamo per stare da soli oppure insieme, per sentirci forti oppure ama(n)ti?

Feste come “Chiedimi perché ho freddo” ci ricordano che è sì importante raggiungere un determinato obiettivo, ma altrettanto lo è farlo insieme, rispettando il nostro sentire e quello degli altri, cercando una serenità condivisa che, momentanea o continua, possa spingerci a salvaguardare un unico, vero e faticoso obiettivo: vivere.

Autore: Luca De Marchi

Classe '95, studia lettere all’università di Trento e collabora da diverso tempo con Volontarius nel raccontare la vita dell’associazione e quella delle persone che, ai margini della società, spesso vengono ignorate; ne porta inoltre testimonianza alla società attraverso i media e gli incontri con i ragazzi nelle scuole e in altri gruppi.

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