La «comunità» è il tema principale della nostra epoca, che si arricchisce oggi di persone con diverse origini e culture. Lo percepiamo quando nei piccoli paesi delle nostre valli vediamo arrivare persone di paesi molto lontani: per un comune di mille abitanti come Rifiano ospitare venticinque persone dal Medio Oriente e dall’Africa è un cambiamento importante.
Nella nostra comunità vediamo però che, per esempio sulla strada, le persone sono sempre più stanche e ricevono sempre meno aiuti concreti. Sono persone con alle spalle esperienze di guerra, violenze e torture, con famiglie che vivono in condizioni di miseria o che sono state per lungo tempo costrette a un certo tipo di vita; sono anche persone le cui relazioni sono andate in frantumi e si sono ritrovate improvvisamente sole e in condizioni di povertà.
Queste persone fanno sempre più fatica a inserirsi nella comunità. Chi si prende cura di loro? L’assistenza e l’accompagnamento delle persone in condizioni di marginalità vanno inserite all’interno di percorsi guidati da professionisti. Ma è altrettanto chiaro che questo è un tema che interessa l’intera comunità.
Le associazioni e il volontariato che – ricordiamo – sono composte da cittadini, rappresentano quella fetta della comunità che si prende carico di ciò che sente riguardarla e nascono dove, sul territorio, esistono delle falle. Da lì si sviluppa il loro servizio in sinergia con il territorio, in appoggio alle istituzioni ma con una personalità il più possibile indipendente e creativa.
Le associazioni e il volontariato che – ricordiamo – sono composte da cittadini, rappresentano quella fetta della comunità che si prende carico di ciò che sente riguardarla e nascono dove, sul territorio, esistono delle falle.
In Alto Adige, terra di associazionismo e volontariato, stanno aumentando oggi le sinergie tra le associazioni, i servizi e le istituzioni, coinvolgendo in particolare il mondo dei giovani, che ha così l’opportunità di farsi portatore di visioni nuove del futuro. In Alto Adige ci sono diverse sinergie nell’ambito dell’accoglienza, della lotta a tratta e sfruttamento, del lavoro per le persone di strada e con i giovani sulla strada.
Crescenti sinergie comportano anche la necessità di sviluppare una visione unitaria. Non è scontato ricordare che prendersi cura dell’altro non significa semplicemente «assistere». Non significa fare al posto di chi non ce la fa, ma mettersi al fianco delle persone in stato di bisogno, ascoltare e seguire il loro ritmo, senza forzarle ma con pazienza e fiducia. Aiutare non è dare, aiutare è esserci: io non do, io mi do. In questo senso, anche dire di no e lasciare sola la persona è aiutare.
Aiutare non è dare, aiutare è esserci: io non do, io mi do. In questo senso, anche dire di no e lasciare sola la persona è aiutare.
La solidarietà non si elemosina. Dobbiamo stare dalla parte di chi ha realmente bisogno per stimolarlo a volersi attivare per raggiungere nuovi stadi della propria vita. Ogni persona ha il diritto a vivere il proprio tempo, che è diverso da quello di tutti gli altri. E ogni persona ha il dovere e il diritto di seguire il proprio cammino.