Mercoledì 25 febbraio, sono le 18 in emeroteca ed è tutto pronto per l’incontro in cui verrà restituito alla cittadinanza l’operato di Volontarius rispetto alle problematiche sorte tra i frequentatori della biblioteca civica e come sostegno allo staff nella costruzione di relazioni spesso difficili da gestire. Ci sono una quarantina di persone, di diverse nazionalità. Un tè caldo, qualche spuntino e diverse voci sparse, tante parole appese alle pareti della cultura. Poi però c’è anche qualcuno che si alza e va in bagno a rispondere al cellulare, un ragazzo ci sta dentro chiuso per dei minuti. È inevitabile pensare, dopo tutto quello che abbiamo sentito, se per caso non si starà lavando. Tuttavia gli operatori Volontarius non intervengono sul fatto che durante la loro stessa presentazione un cellulare squilli a gran voce, e che qualcuno stia in bagno per così tanto tempo. E questo, che venga accettato o meno, è per ora il nocciolo della questione e dell’agire dell’associazione.
Con una breve introduzione dell’assessorato e di Francesco Campana, coordinatore del progetto, che ha mostrato quanto i servizi offerti nella città di Bolzano siano un mondo diversificato e complesso da gestire e addirittura da conoscere (diversi servizi abbracciano le diverse necessità delle persone), Elena Lattanzi, operatrice effettiva in questi mesi nella biblioteca ha spiegato attraverso una presentazione qual è la situazione reale nella biblioteca; quelli che tira fuori sono dati emersi da interviste da lei stessa tenute per diverse ore al giorno. Proprio le voci di alcune di queste interviste sono state fatte ascoltare, nell’anonimato, alla cittadinanza. La visione d’insieme è quella di una biblioteca punto di riferimento ancora saldo, ma non libera da certi disagi da quando viene usata come “posto dove riscaldarsi, dormire e lavarsi”: disagi che muovono nelle persone che li vivono le più disparate reazioni; comprensione rispetto al problema ma presa di coscienza sulla realtà effettiva (la biblioteca è un luogo di cultura e alla cultura deve essere destinata), speranze verso il nuovo polo bibliotecario, comprensione della necessità di un cambiamento all’interno della biblioteca, a livello di regolamento e di preparazione da parte del personale.
Ci sono state reazioni diverse. Ed è giusto che un cittadino reputi questo lavoro inutile rispetto a un problema che persiste: a che cosa serve tutto questo se i cellulari ancora suonano? se i bagni vengono ancora utilizzati come docce? Perché solo questo è stato fatto da Volontarius, in accordo con il Comune di Bolzano: osservazione e ascolto. Lo stesso coordinatore del progetto ha tenuto a precisare, a inizio serata, che in così pochi mesi di più non poteva essere fatto senza il rischio di esagerare e sbagliare clamorosamente gli atteggiamenti da prestare verso questo tipo di problematiche.
La problematica principale che Volontarius vuole affrontare, non è quella di risolvere concretamente la questione (risolvere, termine purtroppo frequente durante la discussione successiva alla presentazione): Volontarius vuole ascoltare per prime le persone che si lamentano, che si sentano a disagio, le voci che emergono dai giornali, sulle strade e nei locali. Questi sono i temi. Da una parte il dramma umano di un mondo ancora in guerra, per la terza volta dopo un secolo di sangue, dall’altra noi, le persone che ancora non percepiscono questa guerra sulla loro pelle e ne soffiano via la polvere con l’alito delle parole.
La questione della quale si è parlato in biblioteca (e meno male che a stimolare queste discussioni è ancora una biblioteca in grado di mettersi in gioco e trasformarsi a seconda del tempo) è solo l’inizio: migrazioni e fughe sono ora temi molto caldi, ma saranno nei prossimi anni probabilmente quelli centrali ed esplosivi del nostro secolo. Dovremmo capire più profondamente che da queste situazioni ci viene offerta una grande opportunità: quella di riflettere. In biblioteca sono intervenuti cittadini bolzanini così come migranti e profughi africani. Questo è il vero agire Volontarius. Non il totalitarismo dei problemi da risolvere in fretta. Ascoltiamo e affrontiamo prima le nostre paure, poi il resto viene da sè.
Una biblioteca che si mette in gioco
1 Marzo 2015 | 0 commenti