Pensieri al Volo

Volontarius Onlus, Bolzano

Chi sei? “Non ho casa”

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Sabato 10 ottobre si è tenuta in piazza Mazzini l’ormai tradizionale raccolta di coperte da destinare alle persone senza dimora che vivono sulla strada a Bolzano. Hanno partecipato classi medie e superiori di diversi istituti di Bolzano, che hanno condiviso la colazione con le persone presenti in piazza. A fine giornata sono state contate 610 coperte, 30 sacchi a pelo e 350 paia di scarpe. Si tratta di numeri importanti, anche perché il numero di persone che hanno bisogno di aiuto è in aumento. Ma chi sono queste persone?

Oggi l’immagine stereotipata della persona senza dimora sporca, vestita male, con la barba lunga e l’odore di alcol addosso, non è la sola possibile: oggi la strada è piena di persone in giacca e cravatta che durante il giorno corrono alla ricerca di un lavoro, poi durante la sera vengono a mangiare e, se possibile, a dormire presso le strutture. Qualcuno le ha chiamate il “popolo degli invisibili”. Molte di queste persone le abbiamo conosciute e abbiamo ascoltato le loro storie. Provengono da diversi paesi ma molti sono italiani alla ricerca di un lavoro.

Per conoscere le persone senza dimora non bastano le statistiche, ma serve conoscere le loro condizioni di vita e il loro passato. In Italia studi sul tema sono abbastanza limitati; dal 2007 esiste un progetto di ricerca nazionale commissionato dall’autorità pubblica: nel 2014 l’Istat ha pubblicato la “Ricerca nazionale sulla condizione delle persone senza dimora in Italia”, riferita agli anni 2010 e 2011.
La condizione di vita di una persona la si può tuttavia comprendere solo in una maniera: attraverso l’ascolto.

L’emarginazione, l’esclusione dai servizi e la progressiva incapacità di relazionarsi con gli altri sono alcune delle caratteristiche che accomunano chi vive sulla strada. L’unità di strada di Volontarius distingue tra persone senza tetto, senza casa e senza dimora, che in termini divulgativi possiamo spiegare con un esempio.

Un marito finisce fuori casa con moglie e figlio da mantenere. Non riuscendo a pagare un proprio affitto, vende i propri beni, finisce per dormire  in macchina e poi, quando vende anche quella, rimane sulla strada. Inizialmente chiede ospitalità ai genitori o a qualche amico, ma alla lunga si sente di troppo o non riesce a essere mantenuto e decide di andarsene.
Stiamo parlando di una persona “senza tetto”, cioè di una persona che vive in sistemazioni di fortuna. Quando una persona senza tetto non ha più alcun aiuto da parte di parenti e amici, perché non lo riceve o lo rifiuta, diventa una persona senza casa: a quel punto può ancora fare affidamento su se stessa per cercare un lavoro e rimettersi in gioco. Quando cominciano a passare i mesi e a causa della crisi economica la persona capisce che trovare un lavoro è difficile, comincia il fenomeno dell’emarginazione: solitudine, depressione e, se capita l’occasione, uso di alcol e sostanze. Una persona in questo stato non ha più una dimora perché, oltre al tetto e alla casa, ha perso la capacità di costruire delle relazioni e si sente esclusa dalla società: è arrabbiata con tutti e dà la colpa al mondo.

I servizi sociali hanno il duplice compito di assistere le persone in stato di emarginazione e quello di attivare delle misure di prevenzione con le persone a rischio emarginazione. Cosa significa? Esistono diversi centri di accoglienza, ascolto e orientamento ai servizi (si veda come riferimento l’Azienda Servizi Sociali di Bolzano: http://www.aziendasociale.bz.it/it/persone-senza-fissa-dimora.asp).
Per esempio il martedì e il giovedì mattina, dalle 10 alle 12, è presente al parco di fronte alla stazione il camper dell’Ufficio Mobile, pronto ad ascoltare le persone che hanno bisogno di informazioni, curriculum o semplicemente di compagnia.

Gli operatori sociali hanno delle responsabilità notevoli all’interno della loro professione. Le persone che incontrano sono tante e hanno tutte vite e bisogni diversi. Per questo entrano in gioco anche i volontari. La cultura del volontariato è fondamentale, perché composta da persone disposte ad affiancare gli operatori semplicemente per ascoltare e far compagnia alla gente. In questa maniera lanciano un messaggio molto importante: “io sono qui con te perché per me tu sei una persona”. A noi suona banale, ma questi piccoli gesti, queste percezioni le persone le avvertono subito. E fanno la differenza.

 

Autore: Luca De Marchi

Classe '95, studia lettere all’università di Trento e collabora da diverso tempo con Volontarius nel raccontare la vita dell’associazione e quella delle persone che, ai margini della società, spesso vengono ignorate; ne porta inoltre testimonianza alla società attraverso i media e gli incontri con i ragazzi nelle scuole e in altri gruppi.

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