Pensieri al Volo

Volontarius Onlus, Bolzano

Abbiamo insegnato alle persone a mettersi in gioco

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Miriam ha 25 anni. Studia sociologia e attualmente presta servizio sociale presso l’associazione Volontarius. Le piace lavorare con i ragazzi e ha già alle spalle qualche esperienza come educatrice. “Mi piacerebbe continuare a lavorare a contatto con le persone, soprattutto con quelle con storie di particolare sofferenza, disagio e abbandono alle spalle”, dice.

Miriam è referente del progetto Street Lab al parco Premstaller di Bolzano, in via Dolomiti. Partito dalle segnalazioni di alcune mamme a disagio per la presenza e il comportamento di alcuni profughi, il progetto è partito con lo scopo di creare uno sviluppo di comunità.

Com’è nato Street Lab al parco Premstaller?
Abbiamo iniziato il 12 settembre 2015. Le prime due settimane abbiamo ascoltato le famiglie e i ragazzi che frequentavano il parco. Volevamo capire qual era il problema e ci sono stati segnalati degli episodi spiacevoli.
La nostra idea è stata favorita poi dal bel tempo. Avevamo con noi un grande bagaglio di attività ludico-formative di strada e le abbiamo proposte come aggancio per intercettare le famiglie.

All’inizio non è stato facile attirare l’attenzione. L’arte e i giochi sono stati il mezzo per farci conoscere e poi riconoscere.

Ci ha da subito appoggiati un gruppetto di ospiti di casa Gorio [centro accoglienza di via Macello, ndr], ai quali le famiglie hanno avuto modo di avvicinarsi e parlare. Se inizialmente siamo stati noi a intervenire su ogni problematica, dopo un po’ di tempo sono state le famiglie e più in generale i frequentatori del parco a parlare: di fronte a dei problemi nessuno aveva più il timore di confrontarsi. Ci si avvicina, ci si parla e ci si spiega; in questo modo si sono risolti diversi episodi.

Parliamo di sviluppo di comunità. Di cosa si tratta?
Il territorio è vissuto da un certo numero di persone. Lo sviluppo di comunità prevede un intervento a favore di tutte queste persone, non solo di alcune. Per far questo la prima cosa che si fa quando si arriva al parco non è intervenire ma ascoltare. L’ascolto è importante e anche difficile perché ti mette in gioco.

L’essenza dello sviluppo di comunità non è quella di eliminare ciò che si vive come problema, ma quella di costruire qualcosa di nuovo coinvolgendo tutti.

Che tipo di disagio hai sentito al parco? e cosa avete fatto per affrontarlo?

Ad agosto il parco, essendo l’unico punto verde tra le zone Piani-Rencio e Talvera, era frequentato sia dalle famiglie sia dagli ospiti dei centri, tutti attirati dai campetti da calcio e da basket.
Il problema è sorto quando al parco diverse famiglie hanno cessato di venire e così poche mamme si sono ritrovate in minoranza rispetto a tutti gli uomini che regolarmente venivano a giocare ai campetti.

La paura iniziale a mio avviso era assolutamente comprensibile: bianchi, rossi, verdi o blu che fossero, se io sono sola e se tanti uomini che non conosco intorno a me giocano e si divertono, posso avvertire un senso di insicurezza.

Per questo motivo abbiamo fatto conoscere i ragazzi alle famiglie. Una delle strategie è stata organizzare partite miste di calcio, badmington, ping-pong, pallavolo e pallacanestro. Al di là della loro provenienza, italiana o non italiana, tutti i ragazzi hanno saputo come comportarsi e in caso di necessità è bastato indicare loro un metodo alternativo e più adatto per stare insieme.
Adesso i ragazzi del posto continuano a frequentare il parco e non abbiamo nemmeno il problema di dover attirare l’attenzione: sono loro che cercano noi e i ragazzi di Casa Gorio per completare le squadre.

Ci sono più stati episodi di protesta o timori?
Siamo molto contenti che le persone inizialmente più preoccupate e rumorose nel far emergere il loro malcontento, adesso sono tranquille. Le problematiche più gravi non si sono più verificate.
Una delle ultime questioni ha riguardato il campo da basket usato dai ragazzi per giocare a cricket. Il gioco disturbava il passaggio alle famiglie che uscivano da scuola. Cos’abbiamo fatto? si è fatto notare il disagio ai ragazzi e da allora quando passano le famiglie loro smettono di giocare finché non sono passati tutti.

Come hai vissuto e stai vivendo personalmente questa esperienza?
L’ho colta come una sfida. Il lavoro di sviluppo di comunità non è semplice. Adesso posso dire che è stata ed è tuttora un’esperienza bellissima, perché ti dà modo di entrare in contatto con tante persone e di avvicinarti a mondi che vedi lontani ma non lo sono per niente. Mi ha fatto molto crescere.

Ecco, se ci possiamo prendere questo “merito” abbiamo insegnato alle persone a mettersi in gioco, a non aver paura e provare.

Il gruppo Street Lab è presente al parco Premstaller tutti i giorni dalle 13 alle 18. Puoi scoprire qualcosa di più e vedere qualche fotografia a questo link.

Autore: Redazione

La Redazione del Gruppo Volontarius è raggiungibile all'indirizzo redazione@volontarius.it. Oltre agli articoli per Pensieri al Volo, pubblica il giornale trimestrale VolInforma, mantiene aggiornata la presenza sul sito web e sui social e porta avanti diversi progetti di sensibilizzazione, a partire da quelli scolastici.

Un commento

  1. Bell’articolo! Miriam dovrebbe portare la sua esperienza nelle scuole!

    Bravi e avanti così!

    i.irpo

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