Il Natale ogni anno comincia sempre prima. Le prime decorazioni e le prime luci compaiono già a novembre, quando non prima. Se da piccoli si rimane incantati da questo periodo dell’anno che ci riempie di sensazioni, da cresciuti è diverso. C’è chi lo critica, chi ne detesta il consumismo, chi a settembre ha già addobbato l’albero, chi lo sente passare troppo in fretta. Eppure nulla cambia nelle decorazioni esterne: siamo noi che siamo cambiati. E dell’infanzia resta il ricordo.
Diventa sempre più complesso essere presenti al tempo che si vive, perché significa fermarsi e riflettere, assaporare. Il tempo di oggi ci abitua invece alla frenesia, ci impone delle scadenze, ci riempie di problemi. Eppure il Natale, se da un lato rappresenta il consumismo più becero, dall’altro potrebbe essere un’occasione per, paradossalmente, lasciar stare le luci che stanno fuori come addobbi e accendere quelle dentro noi stessi.
Siamo poco consapevoli di quello che viviamo e di come lo viviamo. Intorno a noi ci distraggono storie, parole, immagini e impulsi. Poco o nessuno spazio rimane per il dialogo e per l’ascolto. Più importante è dire la propria e aver ragione.
L’augurio per questo Natale è quello di unirsi non a chi lo critica aspramente e lo distrugge, non a chi lo aspetta solo per sfoggiare il portafoglio, nemmeno a chi ne trae spunto per delle opere di bene. Il nostro invito è quello di viverlo come occasione per stare insieme e, semplicemente, esserci. Ma davvero.
Buon Natale.