L’hanno chiamata “Festa interculturale” la serata trascorsa a Rifiano il 26 agosto scorso, ma è stata ancora di più: la terza edizione della “Migrationsfest” del paese, che ha coinvolto numerose realtà e associazioni, è stata una conferma del profondo percorso di sviluppo in corso all’interno del tessuto cittadino di Rifiano.
«Nonostante la pioggia abbiamo trascorso veramente una bella serata» ha affermato Anne, la giovane referente del centro di seconda accoglienza Casa Valtnaun di Rifiano. La festa per Casa Valtnaun arriva dopo diverse iniziative che hanno coinvolto dieci volontari in questo primo anno di attività: le numerose Spielabend, la festa African Beats, che ha visto protagonista la cultura culinaria africana, il pomeriggio pakistano con viaggi attraverso immagini, parole e sapori del Pakistan, lo spettacolo Fremde Heimat insieme al Gymne Meran e l’intervento per un’Unione Europea aperta con il liceo Franz Kafka. Tutte iniziative che hanno visto partecipare sia le persone ospiti della casa accoglienza sia, a più livelli, la comunità di Rifiano.
La festa interculturale del 26 agosto ha visto protagonisti cittadini di diversi paesi che hanno messo radici o le stanno piantando a Rifiano. Hanno accompagnato la serata le loro tradizioni, la loro musica e il loro cibo: tra di loro i cuochi di Casa Valtnaun, che sono ormai conosciuti in tutto il paese.
Iniziative come questa sono belle e importanti perché rappresentano un polmone per la comunità, che respira e si accorge di se stessa, di come cresce e di come si trasforma: a Rifiano si conoscono tutti, anche i bambini hanno fatto amicizia con i nuovi arrivati grazie alle attività di volontariato e ai diversi stage svolti dagli ospiti richiedenti protezione internazionale in asili e scuole.
Iniziative come questa sono belle perché sono un polmone per la comunità, che respira e si accorge di se stessa, di come cresce e di come si trasforma.
Casa Valtnaun ospita 25 persone in un paese di poco più di un migliaio di abitanti, di cui il 97% sono di madrelingua tedesca. Ma la lingua non è una difficoltà vera e propria, soprattutto quando le persone ospiti, che provengono da Pakistan, Senegal, Mali, Gambia, Guinea, Guinea Bissau e Nigeria, hanno un sogno oltre a una propria storia, e la volontà e l’entusiasmo necessari per raggiungerlo e sentirsi parte di una nuova comunità. Attualmente sono 22 le persone occupate con contratti determinati nel settore alberghiero, nell’agricoltura, come metalmeccanici, parrucchieri e nel settore delle pulizie. Le tre persone non occupate sono invece arrivate da poco e sono impegnate nella preparazione all’audizione della Commissione Territoriale.
Attualmente sono 22 le persone occupate con contratti determinati nel settore alberghiero, nell’agricoltura, come metalmeccanici, parrucchieri e nel settore delle pulizie.
Oltre alle attività lavorative, ci sono quelle di volontariato. Un’occasione per dare respiro non solo alle persone che hanno un forte desiderio di esserci e di fare qualcosa, ma anche al paese, che si rende così conto delle nuove potenzialità che vive. Una delle ultime attività è la coltivazione di un orto presso la Casa accoglienza, che da mesi vede impegnati alcuni ospiti e Daniela, referente del Centro Training Professionale Giardineria Quarazze della Comunità Comprensoriale.
Iniziative che quindi nascono e coinvolgono non solo il centro accoglienza, ma la comunità che è diventata la vera nuova Casa per 25 persone comunemente definite “straniere” e “profughi”. E non riguarda solo Rifiano: alle attività hanno di frequente partecipato anche paesi come quello di Funes e città come Bolzano e Merano. In quest’ottica di partecipazione abbiamo invitato a partecipare anche l’assessora Martha Stocker, che ha accettato e nella fotografia in basso posa con Raju, giovane richiedente protezione internazionale bengalese, entrambi con indosso i propri abiti tradizionali, simbolo delle culture che si incontrano.
Insomma, una bella iniziativa e un riuscito intervento di comunità, inteso come il riuscire a coinvolgere ed essere coinvolti all’interno della vita del paese, per crescere insieme promuovendo l’incontro di sguardi e l’intrecciarsi di storie. Se questo è possibile non è solo grazie al team di educatori di Casa Valtnaun, ma grazie alle persone ospiti del centro di accoglienza e al paese che, con entusiasmo, impegno e un forte senso di solidarietà (quella vera, quella solida) rendono ogni giorno possibile tutto questo.
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