L’Agenzia delle Nazioni Unite per le Migrazioni, IOM, riferisce che il numero dei migranti entrati in Europa, via mare, al 24 novembre 2017, sono 161.010. Il 75% degli arrivi ha riguardato l’Italia e il resto è suddiviso tra Grecia, Cipro e Spagna. I dati del 2016, per lo stesso periodo, erano più del doppio.
Il drammatico tema delle migrazioni riguarda ormai tutto il mondo e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie e i ragazzi più giovani. I bambini, che costituiscono la metà dei rifugiati del mondo, continuano a sopportare sofferenze sproporzionate. Nel 2016 le richieste di asilo presentate da bambini non accompagnati o separati dai loro genitori sono state 75.000, numero probabilmente sottostimato.
Ignorare questo numero significa ignorare la storia di migliaia di ragazzi in cerca di un futuro migliore. Non solo, considerando che molti di loro sono vittime, durante la loro storia di migrazione, di episodi di sfruttamento esercitato da belve senza ritegno che, in questo modo, annientano e marchiano le vite di tante bambine e bambini di tutto il mondo, invischiandoli nel mondo della prostituzione o schiavizzandoli.
È una realtà che non possiamo ignorare, ma della quale ognuno di noi ha dovere di essere consapevole. Stare vicino ai migranti minorenni soli è un dovere: sono persone senza una difesa, perché provengono da altri paesi e spesso non hanno gli strumenti per orientarsi in quelli nuovi. Non scelgono di scappare dal loro paese: chi di noi sceglierebbe, all’età di 12, 16 anni, di abbandonare il proprio paese? I ragazzi sono sempre forzati a vivere lontani dalla loro terra, dalla loro famiglia e dai loro amici. Perché alla ricerca di una vita dignitosa che permetta loro di inviare soldi alla famiglia, o perché è l’unico modo per salvarsi la vita.
(…) episodi di sfruttamento esercitato da belve senza ritegno che, in questo modo, annientano e marchiano le vite di tante bambine e bambini di tutto il mondo, invischiandoli nel mondo della prostituzione o schiavizzandoli.
Chi si prende cura di loro?
I ragazzi, da soli, non possono riuscirci. Sono persone invisibili che incontriamo nei sottopassaggi della stazione ma non li vediamo, ragazzi ai quali chiediamo se stanno bene ma, siccome non rispondono, riprendiamo a camminare perché “tanto non capiscono”. Cosa c’è dietro? Cosa proverei io se, a quattordici anni, mi ritrovassi a passare la notte nel sottopassaggio della stazione di Bolzano? Se fosse magari inverno? È successo anni fa, succede oggi e succederà, probabilmente, ancora.
Privi di documenti, i ragazzi minori sono soli, abbandonati e invisibili. Solo la presenza di un adulto che li accompagni può portarli a far sentire la propria voce e a far valere i propri diritti. Ma se ciò non avviene, il rischio è che sia il degrado a macchiare delle loro vite: la violenza, l’illegalità non aspettano altro che corrompere qualche giovane ragazzo che ha perso la direzione e il sogno della propria vita. Perché ogni ragazzo ha il diritto di sognare il proprio posto nel mondo, di cercarlo e, infine, di trovarlo.
Sono persone invisibili che incontriamo nei sottopassaggi della stazione ma non li vediamo, ragazzi ai quali chiediamo se stanno bene ma, siccome non rispondono, riprendiamo a camminare perché “tanto non capiscono”
Dobbiamo riscoprire allora, come comunità, i nostri valori nella sensibilità verso ogni singolo essere umano, in particolare se si tratta di un ragazzo. I ragazzi hanno bisogno di Casa, di un luogo dove sentirsi protetti e difesi. Hanno bisogno di calore, di sensibilità, di tutto ciò che li facciano sentire a casa anche nei momenti più difficili dell’adolescenza. Lavoriamo allora a soluzioni progettuali per prevenire, intervenire ed essere pronti a far fronte a questo fenomeno che non si concluderà dall’oggi al domani. Anzi, si protrarrà per decenni.
Ogni ragazzo ha il diritto di sognare il proprio posto nel mondo, di cercarlo e, infine, di trovarlo.
I ragazzi “ospiti” di oggi, sono i cittadini italiani di domani.