Pensieri al Volo

Volontarius Onlus, Bolzano

5 Luglio 2015
di Redazione
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E’ difficile riprendere la giornata come se niente fosse. Intervista a Cinzia, volontaria alla stazione di Bolzano

Cinzia è la mamma di tre ragazzi e lavora in una azienda privata.
Nel tempo libero sono al centro giovani di via Vintola, con i ragazzi. Ho letto sul giornale che si cercavano aiuti e volontari per l’emergenza stazione e mi sono presentata. Vengo tre volte alla settimana, la mattina alle 7 per poi andare a lavorare. Sono rimasta molto colpita da tutti questi volontari, molto giovani, sono bravissimi.
All’inizio sono andata ai binari, ma è molto impattante; poi non riuscivo più ad andare al lavoro. È difficile riprendere la tua giornata come se niente fosse.
La gente porta tantissime cose, dal cibo ai vestiti e tutto quanto può servire; servono spazi adeguati per raccogliere tutto quanto.

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30 Giugno 2015
di Roberto Defant
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Una parte di mondo giusto e una sbagliato. Ha ancora senso tutto ciò?

Abbiamo assistito, in questi ultimi tempi a Bolzano, grazie anche alla concomitante gara elettorale, a raccolte di gente e manifestazioni di pensiero che, con il massimo rispetto per le opinioni altrui, potremmo definire folcloristiche e fuori dal tempo. Perché folcloristiche? Perché urla e schiamazzi, risate ed insulti, spintoni e sfottò sono giochi appunto da festa campestre. Fuori dal tempo perché completamente privi di visione globale, totalmente ripiegati

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15 Maggio 2015
di Luca De Marchi
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«E poi ci sono quelli che si fermano». Un testo dalla prospettiva di Elisabeth

Poggio sul duro cuscino. E da qui guardo la solita strada. Qualcuno passa, qualcuno corre, qualcuno in bicicletta muove l’aria che respiro. È autunno, è estate, è il sole, poi viene la luna. E ci sono la neve, le chiome, il vento violento e il vento più lieve, quello che coglie il prato e lo bagna di una luce nuova, di timida primavera.

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31 Marzo 2015
di Luca De Marchi
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La speranza

Mahdi è un’appassionato del legno. Un giorno ha lanciato una sfida alla sua fidanzata, che ha conosciuto qualche mese fa qui a Bolzano: avrebbe costruito un intarsio, ma lei non ci credeva. Detto fatto; dopo due tappe dalle ferramenta – perché la prima volta aveva disgraziatamente dimenticato il legno in autobus – e un po’ di documentazione in internet all’università, ecco nascere l’opera di Mahdi. La Speranza.
“Un giorno ero in via Renon” ci ha raccontato “e ho visto tante persone tristi: e cosa dobbiamo fare… c’è tanta gente senza speranza, ma se non fai qualcosa sei senza speranza! E ho avuto l’idea di fare questo specchio.” Indica uno specchio che riporta un motivo floreale a testimonianza di una poesia che lo ha accompagnato nei momenti difficili. “Questa poesia persiana è la mia speranza: la vita senza di lei non funziona. “ Sullo specchio è infatti riportata una strofa di Hafez, datata intorno al XIV secolo, insieme alla massima di Aristotele “La speranza è un sogno ad occhi aperti”.
Abbiamo colto l’occasione per ascoltare la storia di Mahdi, un ragazzo di 22 anni con il sorriso stampato in faccia ma una voce quasi sussurrata. “Sono partito dall’Afghanistan a 14 anni dopo che è esplosa una bomba in casa. Due sorelle gemelle sono morte. La mia famiglia era con me e siamo scappati in Iran nascosti in un camion” ci racconta. “In Iran ho lavorato con mio papà nella mensa di una fabbrica di acciaio. La vita era molto brutta, non si poteva neanche uscire fuori. Quando sono diventato maggiorenne sono fuggito in Turchia. Dieci ore ho camminato a piedi. Da lì sono riuscito ad andare in Grecia, in un furgone parcheggiato in barca, nascosto tra le gomme. Poi sono riuscito ad arrivare fino in Norvegia dove sono stato quattro anni in un campo. La commissione non mi ha riconosciuto lo status di rifugiato e dopo quattro anni non puoi più fare ricorso e sono dovuto scappare. Sono arrivato a Bolzano e ora vivo al Gorio centro profughi”. Ora Mahdi sta cercando un lavoro presso una falegnameria dove continuare a coltivare la sua passione.

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23 Marzo 2015
di Luca De Marchi
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Svetla

Noi ricordiamo ancora. Svetla Fileva era una donna di 30 anni che il 9 settembre 2012 è stata uccisa a Bolzano. Svetla era madre di due figli ed era nata in Bulgaria. Il suo assassino è stato un suo cliente. Perché Svetla era una donna che si prostituiva, una “prostituta” per i giornali che, a notizia fresca, hanno lasciato che la loro carta si macchiasse di frasi come “Prostituta ammazzata”, frasi che ci hanno da subito indignato (Volinforma n.3 del 2012 sul nostro sito).
Finché regnerà la disinformazione, disinformate saranno le parole, etichette da appiccicare alla pelle vissuta delle persone. E la disinformazione, insieme alla sete di informazioni da etichetta – perché sapere che è stata uccisa una donna crea una reazione, sapere che è stata uccisa una prostituta, a quanto pare, ne crea un’altra – ci renderanno superficiali, ci abitueranno a essere disattenti e a classificare tutto quello che vediamo in fragili schemi, che poi è nostro dovere scardinare. Perché, per esempio, dimentichiamo così facilmente che le persone hanno un nome, ma le ricordiamo per cosa fanno nella vita?
Abbiamo paura, paura degli altri, paura della relazione, paura del diverso, paura del sesso. Fingiamo di non sentire o cerchiamo di dimenticare dietro falsa compassione quando sentiamo che la prostituzione è un fenomeno che si può anche chiamare schiavitù. Cominciamo a chiamarlo schiavitù, allora, e ciò avrà un duplice effetto: ci farà comprendere la delicata situazione sociale che mette al muro queste Donne, ma ci farà anche capire che la prostituzione ha sicuramente diverse sfaccettature, perché una su mille, o forse anche di più, chi lo sa, fa realmente questo mestiere. E da qui possiamo cominciare a costruire un pensiero concreto su questa problematica, un pensiero costruito in base alla storia e alla nostra cultura. Per restituire dignità a queste donne e a questi uomini.

23 Marzo 2015
di Redazione
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C’è ancora chi tratta

L’8 febbraio Papa Francesco ha celebrato la prima giornata internazionale contro la tratta, in memoria di Giuseppina Bakhita, suora sudanese che da bambina fu schiavizzata. Pensiamo insieme a lei a tutte le persone che ancora oggi devono affrontare ogni giorno una realtà che è “piaga e vergogna dell’umanità”, come la definita il Papa.
Ne parliamo con un altro Francesco, Francesco Campana, coordinatore dell’unità di strada Volontarius, presente anche all’interno del progetto Alba della provincia autonoma di Bolzano, progetto che prevede primo contatto e aiuto alle persone vittime di sfruttamento.
Ne parliamo ricordandoci che la questione, seppure lontana e difficile da credere in una società “progredita” come la nostra, è molto attuale. E stringendo con lei tutti gli echi storici che si porta dietro.

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21 Marzo 2015
di Roberto Defant
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Cultura

“L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo.” Cultura (Treccani)

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1 Marzo 2015
di Luca De Marchi
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Una biblioteca che si mette in gioco

Mercoledì 25 febbraio, sono le 18 in emeroteca ed è tutto pronto per l’incontro in cui verrà restituito alla cittadinanza l’operato di Volontarius rispetto alle problematiche sorte tra i frequentatori della biblioteca civica e come sostegno allo staff nella costruzione di relazioni spesso difficili da gestire. Ci sono una quarantina di persone, di diverse nazionalità. Un tè caldo, qualche spuntino e diverse voci sparse, tante parole appese alle pareti della cultura. Poi però c’è anche qualcuno che si alza e va in bagno a rispondere al cellulare, un ragazzo ci sta dentro chiuso per dei minuti. È inevitabile pensare, dopo tutto quello che abbiamo sentito, se per caso non si starà lavando. Tuttavia gli operatori Volontarius non intervengono sul fatto che durante la loro stessa presentazione un cellulare squilli a gran voce, e che qualcuno stia in bagno per così tanto tempo. E questo, che venga accettato o meno, è per ora il nocciolo della questione e dell’agire dell’associazione.
Con una breve introduzione dell’assessorato e di Francesco Campana, coordinatore del progetto, che ha mostrato quanto i servizi offerti nella città di Bolzano siano un mondo diversificato e complesso da gestire e addirittura da conoscere (diversi servizi abbracciano le diverse necessità delle persone), Elena Lattanzi, operatrice effettiva in questi mesi nella biblioteca ha spiegato attraverso una presentazione qual è la situazione reale nella biblioteca; quelli che tira fuori sono dati emersi da interviste da lei stessa tenute per diverse ore al giorno. Proprio le voci di alcune di queste interviste sono state fatte ascoltare, nell’anonimato, alla cittadinanza. La visione d’insieme è quella di una biblioteca punto di riferimento ancora saldo, ma non libera da certi disagi da quando viene usata come “posto dove riscaldarsi, dormire e lavarsi”: disagi che muovono nelle persone che li vivono le più disparate reazioni; comprensione rispetto al problema ma presa di coscienza sulla realtà effettiva (la biblioteca è un luogo di cultura e alla cultura deve essere destinata), speranze verso il nuovo polo bibliotecario, comprensione della necessità di un cambiamento all’interno della biblioteca, a livello di regolamento e di preparazione da parte del personale.
Ci sono state reazioni diverse. Ed è giusto che un cittadino reputi questo lavoro inutile rispetto a un problema che persiste: a che cosa serve tutto questo se i cellulari ancora suonano? se i bagni vengono ancora utilizzati come docce? Perché solo questo è stato fatto da Volontarius, in accordo con il Comune di Bolzano: osservazione e ascolto. Lo stesso coordinatore del progetto ha tenuto a precisare, a inizio serata, che in così pochi mesi di più non poteva essere fatto senza il rischio di esagerare e sbagliare clamorosamente gli atteggiamenti da prestare verso questo tipo di problematiche.
La problematica principale che Volontarius vuole affrontare, non è quella di risolvere concretamente la questione (risolvere, termine purtroppo frequente durante la discussione successiva alla presentazione): Volontarius vuole ascoltare per prime le persone che si lamentano, che si sentano a disagio, le voci che emergono dai giornali, sulle strade e nei locali. Questi sono i temi. Da una parte il dramma umano di un mondo ancora in guerra, per la terza volta dopo un secolo di sangue, dall’altra noi, le persone che ancora non percepiscono questa guerra sulla loro pelle e ne soffiano via la polvere con l’alito delle parole.
La questione della quale si è parlato in biblioteca (e meno male che a stimolare queste discussioni è ancora una biblioteca in grado di mettersi in gioco e trasformarsi a seconda del tempo) è solo l’inizio: migrazioni e fughe sono ora temi molto caldi, ma saranno nei prossimi anni probabilmente quelli centrali ed esplosivi del nostro secolo. Dovremmo capire più profondamente che da queste situazioni ci viene offerta una grande opportunità: quella di riflettere. In biblioteca sono intervenuti cittadini bolzanini così come migranti e profughi africani. Questo è il vero agire Volontarius. Non il totalitarismo dei problemi da risolvere in fretta. Ascoltiamo e affrontiamo prima le nostre paure, poi il resto viene da sè.

3 Dicembre 2014
di Redazione
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L’attività del magazzino viveri di Volontarius a Bolzano

di Sonia Santi

L’attività del “magazzino viveri” di Bolzano è gestita dall’Associazione Volontarius dal 2010, anno in cui Padre Giovanni ha cessato tale servizio al prossimo più sfortunato di noi. A luglio 2014 Lorenzo ha lasciato il magazzino per dedicarsi maggiormente alle altre attività dell’Associazione; al coordinamento è subentrata Sonia Santi. Da settembre per il magazzino viveri è iniziato un grande processo di trasformazione a livello organizzativo, normativo e pedagogico.

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